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Nasciamo tutti matematici…E poi?

Esistono delle domande di natura quasi trascendentale a cui nessuno è in grado di dare risposta e risposte che uno si dà fin da bambino e lo accompagnano come certezze per il resto della vita.
Tra le domande si annoverano le seguenti:
Esiste una predisposizione all’apprendimento della matematica? Esistono delle abilità innate che possono incidere sull’apprendimento scolastico?
Tra le certezze invece si va da “di matematica non ho mai capito nulla, non sono proprio portato/a” a “la matematica non sarà mai il mio mestiere”.
Ebbene oggi queste domande e risposte potrebbero essere oggetto di sconvolgimento nella loro stessa essenza.

E’ stato dimostrato che già i neonati, attorno ai cinque mesi circa, riescono a quantificare piccole numerosità ed a eseguire implicitamente addizioni e sottrazioni di due o tre oggetti.
In recenti studi è emerso anche un altro importantissimo processo che accomunerebbe bambini e diverse altre specie animali, un Sistema Numerico Approssimato (SNA) grazie al quale il bambino si dimostra in grado di stimare la grandezza di un insieme numeroso di elementi e di mettere a confronto insiemi numericamente diversi (quale insieme contiene molti o pochi elementi, quale insieme contiene più o meno elementi).
Tale scoperta sconvolge certezze radicate in generazioni di studenti, che fin dai primi anni di approccio allo studio tendevano a dividersi tra “chi capisce la matematica” e chi all’università farà solo materie umanistiche, e chissà quante ore a spulciare meticolosamente piani di studio di diverse facoltà escludendo qualunque avesse un esame di analisi matematica.
Tale suddivisione, più o meno netta, caratterizza gli studenti di ogni ordine e grado di istruzione.

Ma se è vero che tutti abbiamo di base delle capacità matematiche innate perché esiste questa differenza nell’apprendimento della matematica a scuola? Perché i più si ritengono “non portati” per questa disciplina?

Viene naturale pensare che le cause siano da ricercarsi nelle metodologie o (purtroppo in alcuni casi) nelle non-metodologie didattiche usate a scuola. Non si può negare infatti che spesso la matematica venga ancora presentata come una materia totalmente astratta e svincolata dalla realtà. Tuttavia, in alcuni casi, le ragioni possono essere altre.

Alcuni studiosi si son chiesti se esiste una relazione tra SNA e apprendimento della matematica “elevata”, nello specifico, si son chiesti se un training finalizzato al miglioramento delle competenze specifiche del SNA si possa tradurre in un miglioramento delle capacità di apprendimento matematico.
I risultati delle relative ricerche finora condotte hanno dimostrato e confermato come un potenziamento del Sistema Numerico Approssimato incida sulla predisposizione all’acquisizione delle abilità simbolico-matematiche “elevate”.

E’ dunque importante partire dalle origini, da ciò che spontaneamente ci appartiene, per cercare di migliorare le prestazioni scolastiche in matematica.
In età prescolare, attraverso il preziosissimo ed insostituibile strumento del gioco, è possibile potenziare abilità innate con attività che promuovono le capacità di discriminare visivamente insiemi di piccoli oggetti, iniziando così a sviluppare le competenze numeriche prima dell’apprendimento formale dei numeri e della matematica al fine di rendere tale apprendimento futuro più intuitivo e più semplice.
Non bisogna quindi crearsi dei muri e crederli invalicabili soprattutto su una materia che è presente intorno a noi e che ci appartiene fin da piccoli. In conclusione è inutile pensare che la matematica rientri tra le cose impossibili, e anche se infine lo fosse…

“E’ inutile che mi ci provi” disse Alice, “non si può credere alle cose impossibili”.
“Forse non hai la pratica necessaria” disse la Regina. “Quando io avevo la tua età, m’esercitavo per mezz’ora al giorno. Ebbene, a volte credevo nientemeno che a sei cose impossibili prima della colazione …”
(Da Le avventure di Alice nel paese delle meraviglie – Lewis Carrol)

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