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Graphic Learning: i vantaggi dell’educazione all’immagine

L’origine delle idee

Una società sempre più visuale e visualizzata, radicata in un mirabile passato di narrazioni visive –  da Lascaux alla videoarte di Viola passando per fregi scolpiti, cappelle affrescate, incisioni, illustrazioni e pellicole –  necessita di percorsi strutturati e diffusi di visual literacy e visual thinking. 

Alfabetizzazione visiva –  «capacità di leggere, interpretare e capire le informazioni presentate in immagini pittoriche o grafiche» – e  pensiero visivo – «capacità di trasformare ogni tipo di informazione in immagini, schemi grafici o forme di comunicazione non verbale» -.

Occupandomi da anni di processi di apprendimento e insegnamento, penso sia davvero arrivata l’ora di potenziare l’educazione all’immagine. Soprattutto in contesti formali, soprattutto a scuola. 

Molteplici le possibilità: dall’adozione di metodologie didattiche multicodicali a percorsi cross-disciplinari tra arte e letteratura, dallo studio su albi illustrati fino a percorsi di sperimentazione attiva di modalità espressive capaci di valorizzare anche lo stile cognitivo visivo.

Del resto, nella metamorfosi evolutiva che ci contraddistingue, l’alfabetizzazione visiva precede quella verbale, costituendo il substrato per più articolati e astratti processi cognitivi. 

Così, ho immaginato per Archilabò un percorso capace di accrescere e valorizzare la visual literacy e il visual thinking degli studenti, integrando codici linguistici differenti e ottimizzando al contempo apprendimento e metodo di studio, con particolare attenzione al “prendere appunti”.

Per aumentare quest’immagine fino al reale, sono tornata sui miei passi (il futuro, si sa, viene dal passato) per fermarmi nei pressi di Social Books, progetto che ho realizzato anni fa all’IC21 di Bologna e che oggi ha preso un più ampio respiro europeo.

In quell’occasione, grazie alla partnership con la londinese Creative Connection, ho avuto modo di collaborare con la graphic recorder Federica Ciotti e vedere le potenzialità del graphic recording applicato all’apprendimento, in particolare di studenti con BES.

Così, ho deciso di tornare a esplorare questa metodologia, molto diffusa in ambito aziendale o accademico e basata sulla creazione di una sintesi visiva in realtime. Un processo di traduzione del discorso verbale in linguaggio visivo, dunque, che porta a una mappa visuale capace di riassumere concetti verbali attraverso parole chiave, icone ed illustrazioni sintetiche. Il tutto realizzato in tempo reale, a mano – usando pennarelli su pannelli di grandi dimensioni – o in digitale con tavoletta grafica e pennino. 

L’incontro

Sulla scia non chimica di Social Books ho chiamato Federica, che risiede a Londra, chiedendole il contatto di un graphic recorder operativo in Italia. Senza indugiare mi ha presentato Giulia Coppola, Art Director and Visual Communication Designer.

Artista multidisciplinare, professionista appassionata e competente, Giulia mi è sembrata da subito la giusta partner per la mia idea.


È nato quindi il nostro primo workshop di Graphic Learning.

L’atelier

In accordo con la sociologa dell’arte N.Heinich, abbiamo pensato di stimolare lo sviluppo di competenze visive portando gli studenti a sperimentare attivamente le forme grafiche e la combinazione dei loro elementi grammaticali (oggetti, spazi, luci, forme, visioni emotive) allo scopo di sintetizzare visivamente in realtime concetti verbali. 

L’atelier dunque è stato pensato come uno spazio di pratica della comunicazione visiva e di ibridazione di strumenti e codici comunicativi differenti. È stato realizzato online, alternando momenti teorici ed esercitazioni pratiche. Nell’immagine i temi affrontati: 

Molteplici, come anticipato, gli obiettivi: 

  • accrescere la visual literacy e il visual thinking 
  • valorizzare stili cognitivi diversi dal verbale
  • suggerire una modalità nuova ed efficace per prendere appunti e rielaborare concetti, praticabile anche da molti studenti con DSA. 

Utile e dilettevole ovvero Dei vantaggi del GR

La facilitazione grafica favorisce l’apprendimento attivo dello studente sin dalla fase degli appunti. 

Per fare la sintesi visiva di una lezione, infatti, bisogna mettersi in ascolto, selezionare i concetti chiave, rielaborarli attraverso la combinazione di icone e parole per poi connetterli con frecce o linee. 

I collegamenti sono fondamentali per la tessitura di una trama narrativa, di un movimento di lettura e di un testo coerente, chiaro e capace di conservare la complessità del discorso originario. 

Quanto detto favorisce la memorizzazione e il recupero dei contenuti proposti in aula in modo più efficace rispetto agli appunti tradizionali.  Come dimostrato infatti dalla letteratura – a partire da Paivio e dalla teoria del doppio codice – elaborare le informazioni attraverso il simultaneo coinvolgimento di canale visivo e verbale permette di comprendere e quindi ricordare meglio e più a lungo le informazioni.

Di più, il ricorso a immagini include fluidamente nella sintesi anche il piano emotivo (basta uno smile per euforizzare un appunto) e, in fase di studio e ripasso, riduce il tempo di processazione delle informazioni. 

È evidente che questa metodologia richiede una serie di competenze che vanno sviluppate e affinate nel tempo attraverso un training specifico e una pratica costante. 

Nulla di diverso però rispetto al processo di apprendimento di altri metodi e strategie di studio. Anche il tradizionale modo di prendere appunti, infatti, necessita di un training specifico in assenza del quale la sintesi metamorfosa in verbale. 

Timori infondati

Per sperimentare il Graphic Learning non bisogna essere artisti. 

Certo avere competenze grafiche e una buona mano aiuta, ma un buon training unito alla pratica quotidiana permette di sviluppare un tratto pulito, una calligrafia chiara e un significativo grado di competenza nella scelta di colori ed elementi grafici.

Del resto – come diceva Bill Buchman –  “tutti abbiamo un artista interiore che ha qualcosa da dirci se noi gli permettiamo di venire in superficie”.

Il  punto di vista dello studente

“Ti aiuta perchè ti permette di sostituire alle parole un microdisegno, ti facilita nella velocità di scrittura e a seguire tutto quello che dice la professoressa in classe senza perderti.

Lo consiglio a tutte le età e io sto iniziando a utilizzarlo in ambito scolastico e pian piano prenderò la mano. 

Ma resta una cosa utile”.

È stato un laboratorio interessante, soprattutto per chi non sa scrivere molto bene e ha difficoltà a prendere appunti. Inoltre mi ha permesso di trovare un metodo divertente per prendere appunti e studiare.

Vuoi saperne di più? Contatta Chiara!

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